Razzi e auto, un connubio da sempre stuzzicante
Siamo sinceri con noi stessi e con chi ci circonda: chi è che non ha mai immaginato o visto un’auto a razzi? Nella cultura popolare c’è da sempre l’idea di auto spinta in questo modo, vuoi perchè trova un link diretto con il mondo dell’aviazione – che da sempre ha suscitato un seguito particolarmente elevato – vuoi perchè la si collega indissolubilmente alla velocità. Per quanto abbiate potuto pensare a questa idea, però, sappiate che intanto c’è chi l’ha fatto davvero. Fritz Von Opel, per la precisione. Uno dei primi tentativi di domare un’auto a razzi fu proprio della famiglia Opel.
Il nipote di Wilhem Opel su un’auto a razzi
L’auto a razzi è sempre stata usata per uno scopo in particolare, prima ancora dell’intrattenimento e dello show: i record di velocità. Che poi, se ci pensiamo, sempre di show si tratta.
Era il 23 maggio 1928 quando Fritz Von Opel schiacciò l’acceleratore della Opel RAK2, questo il nome dell’auto a razzi in questione, e vide tutto il pubblico sparire in un istante. Si trovavano oltre 3.000 persone presso l’autodromo tedesco dell’Avus, vicino Berlino. L’obiettivo del nipote del fondatore di Opel era quello di infrangere il record di velocità fino a quel momento raggiunto. Viene da sè capire che i 24 razzi a carburante solido montati dietro la RAK2 risultavano fondamentali per la buona riuscita del tentativo di record, ma da soli non sarebbero bastati.



La RAK2, l’Opel che tentò il record di velocità
L’Opel RAK2 sconvolse il pubblico per la sua forma allungata, quasi a ricordare un sigaro. Del tutto diversa dalle proposte dell’epoca, aveva addirittura due piccole ali per generare maggiore deportanza ed attaccarla a terra, evitando il rischio che Fritz Von Opel prendesse letteralmente il volo.
Al via il pilota semplicemente innescò la carica di un quantitativo di propellente che poteva essere tranquillamente utilizzato come ordigno: quantità e potenza sarebbero bastati a far saltare in aria un intero quartiere. 6.000 kg di spinta lanciarono la monoposto lungo l’immensa lingua di asfalto dell’autodromo, lasciando Fritz Von Opel letteralmente sbigottito ed in preda solo al proprio istinto di sopravvivenza. Nessuno immaginava quale velocità avrebbe potuto raggiungere l’auto, ma l’obiettivo era superare i 200 km/h.



Ci riuscì, con una velocità massima certificata di 238 km/h. I razzi cominciarono allora ad entrare nell’immaginario comune per l’immensa spinta che potevano offrire, aprendo così anche la ricerca a possibilità che sono poi andate ben oltre le automobili.
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