L’importanza dell’abbigliamento da pilota auto giusto

Il motorsport è uno sport pericoloso, questo è un dato di fatto. L’incidente può essere dietro ogni curva e si lavora affinchè tutto possa rientrare in un protocollo di contenimento dei danni. Questo passa principalmente dall’abbigliamento del pilota, oltre che dalla meccanica dell’auto sulla quale corre. L’abbigliamento da pilota di auto è una sorta di seconda pelle che deve proteggere in caso di incidente soprattutto dal reale e sconcertante pericolo del fuoco. Attualmente la regolamentazione più severa imposta dalla Federazione Internazionale dell’Automobila (FIA) è la FIA 8856-2018. Approfittando di una serie di dichiarazioni di Matthieu Vaxivière, pilota di Alpine Elf Matmut Endurance Team, vediamo qualche curiosità sull’abbigliamento tecnologicamente più avanzato: quello per i team di Formula 1 e del Campionato Mondiale di Endurance.

Il casco omologato FIA 8856-2018: non solo estetica!

Pilota di auto = casco. Equazione più che scontata, ma i caschi non hanno solo il mero compito estetico di sfoggiare livree spesso esotiche. Un casco deve proteggere in caso di impatto, ma allo stesso tempo essere resistente al fuoco e…leggero. Una protezione balistica avanzata è subito sopra la visiera di questi caschi, rigorosamente in fibra di carbonio, ma allo stesso tempo devono resistere a test con temperature fino a 790° C. Una protezione fondamentale ma che deve essere leggera, perchè le forze G in curva, accelerazione e frenata moltiplicano il peso e stressano il collo. Addirittura sulla vernice non si può sforare il grammo: il casco che Matthieu Vaxivière usa sulla Alpine A480 ha una verniciatura che pesa 76 grammi.

Bonus: pensate che i primi caschi rigidi per i piloti da corsa erano in cartone bollito e pressato. Correvano gli anni ’50… Qui ad esempio parliamo di come si correvano le gare auto negli anni ’50, con le loro (non) sicurezze: Come si correvano le gare automobilistiche 100 anni fa: l’Opel Rennbahn

Tuta ignifuga da pilota: una seconda pelle contro il fuoco

Tuta da pilota ignifuga FIA 8856-2018
Vaxivière Matthieu con la sua tuta ignifuga omologata FIA 8856-2018

Un altro grande problema che devono affrontare i piloti è il pericolo di incendio. L’esposizione diretta alle fiamme potrebbe essere fatale, perciò le tute omologate secondo lo standard FIA 8856-2018 hanno un compito: resistere almeno 12 secondi ad un fuoco diretto con temperatura di 700°. In più devono trasferire il calore in modo controllato, così che il pilota non si ustioni. Tutto questo è fattibile grazie ad una composizione stratificata della tuta, che se presenta loghi o abbellimenti di vario genere cuciti, questi devono poi essere sottoposti a trattamento ignifugo a loro volta. Ma oltre la tuta c’è anche l’abbigliamento intimo, con il sottocasco, le calze, la maglia ed i pantaloni sottotuta. A loro volta devono essere omologati, ma non arrivano a questo genere di resistenza.

Questo discorso vale uguale anche per le scarpe, che devono essere sottoposte a trattamenti protettivi molto spinti. Tutto questo però con il parallelo del comfort. Se un pilota non indossa abbigliamento confortevole la prestazione sportiva è limitata da una contaminazione esterna. Tutto deve essere fatto su misura.

Guanti: nell’abbigliamento pilota è il giusto mix tra protezione e sensibilità

Uno dei punti nevralgici dell’abbigliamento da pilota di auto sono i guanti. Pensate che la sensibilità sul volante è fondamentale, ma allo stesso tempo non è compatibile con degli strati protettivi che “filtrano” le sensazioni. I guanti allora hanno il palmo in materiali come la pelle, ma in misura quanto più ridotta possibile, anche perchè a contatto con il fuoco questa si ritrae. Tutto il resto del capo di abbigliamento è realizzato con procedimenti analoghi a quelli della tuta.

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