Un po’ di storia della Citroën AMI6

La storia dell’AMI6 inizia nella metà degli anni 50. La Citroën all’epoca aveva bisogno di un nuovo modello oltre i due già presenti in listino, la 2CV e la DS19. L’auto doveva essere una vettura “media” di circa un litro di cilindrata, ma la Citroën al tempo non versava in acque calmissime. Il difficile periodo post-bellico aveva fatto sì che la società avesse pochi fondi a disposizione. Pierre Bercot era il quel periodo il Direttore Generale e propose una grande sfida: creare una “media” a quattro porte, con un motore da meno di un litro, capace di portare quattro persone e tutti i loro bagagli con un comfort di “stampo Citroën”. Ad aggiungersi a tutto questo c’era il fatto che, a causa delle già anticipate ristrettezze economiche, bisognava utilizzare gran parte della meccanica della 2CV.

L’ingresso di Flaminio Bertoni nel progetto

Le direttive arrivarono al Centro Studi dove lavorava da qualche anno Flaminio Bertoni, che aveva già lavorato alla 2CV e la DS19. Bertoni accettò senza indugi la sfida che gli si presentava. La prima versione del progetto prevedeva una due volumi con un grande portellone sul lato, che non venne vista di buon occhio da Bercot. La visione di Bertoni non era sbagliata, ma solo un po’ troppo avanti per il tempo. Infatti quel genere di vettura si apprezzò solo 15 anni dopo nel panorama automobilistico. Comunque, il designer non si scoraggiò e poco dopo propose una nuova idea, a tre volumi, che successivamente si realizzò nella vettura che conosciamo.

Com’è fatta la Citroën AMI6

Il pianale e la meccanica sono ripresi dalla 2CV, ma il motore è stato portato da 425 a 602 cc. C’era il cofano anteriore, profilato e aerodinamico, c’erano i fari anteriori integrati nel frontale, una linea “Ponton” che collegava il frontale al retro della vettura ed un grande bagagliaio di oltre 350cm³ di volume. Caratteristica unica era il tetto: per avere più spazio nell’abitacolo venne adottato un montante posteriore rovesciato. Questa scelta permetteva di ospitare comodamente 4 persone e le loro valige. Tutto sul pianale della 2CV, conferendole anche la caratteristica linea a “Z”.

L’origine del nome e il successo

Il nome, AMI6, è un acronimo: La “A” fa riferimento alla sigla della 2CV; la seconda parte, “MI”, sta ad indicare la “gamma media” che la caratterizza; infine il “6” deriva dalla cilindrata di circa 600 cc. L’acronimo, letto alla francese, risultava molto simile a “L’Amicizia”. Questi giochi di parole non erano nuovi in casa Citroën, infatti una cosa simile succedeva con la DS, che letto in francese diventava “DéeSse”, ossia la Dea (che a proposito di DS ecco la nuovissima DS 4, raccontata dopo la presentazione alla quale abbiamo partecipato: Nuova DS 4 2021: innovazione di stile allo stato puro).

L’auto venne presentata il 24 aprile 1961 e riscosse un gran successo sin da subito. Venne apprezzata per la sua silenziosità, le prestazioni e lo spazio che metteva a disposizione. Nel ’64 venne presentata la versione Break, che portava un incremento di prestazioni; nel ’69 l’AMI6 lasciava spazio alla AMI8, frutto della penna dell’assistente di Bertoni, Robert Opron, che si presentava con una linea più filante.

La Citroën AMI6 ha riscosso un grande successo in Francia e per due anni è stata l’auto più venduta del Paese, nonostante il prezzo non proprio popolare. In totale l’AMI è stata prodotta in 2,5 milioni di esemplari ed è rimasta in listino fino al 1978, quando fu progressivamente sostituita dalla VISA, appena lanciata.

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