Una storia poco conosciuta

Forse non tutti sanno che il buon Enzo Ferrari, ben prima di acquisire il soprannome di Drake, ebbe una parentesi quasi divertente. Il “quasi” è necessario, perchè in realtà Enzo Ferrari rischiò notevolmente in una delle vicende forse più curiose che lo vedono protagonista. Si tratta dell’incontro con Benito Mussolini, dal quale quest’ultimo non ne uscì esattamente vincitore.

Enzo Ferrari si ingarellò con Mussolini…o forse fu il contrario

Era il 1924 ed Enzo Ferrari spiccava come pilota, tanto da aver già raccolto una certa notorietà. Fattore chiave questo, perchè per le sue gesta venne scelto come “apripista” proprio da Benito Mussolini, durante un passaggio modenese in un viaggio da Milano a Roma. Ferrari avrebbe guidato un’Alfa Romeo RLSS, mentre l’allora Capo del Governo un’Alfa Romeo Spider a tre posti, che aveva voglia di provare lungo il percorso. Il risultato non poteva che essere una gara tra i due: da un lato Ferrari che, nonostante le diverse raccomandazioni secondo le quali avrebbe dovuto evitare di ridicolizzare Mussolini, cedette al suo spirito sportivo, dall’altro Mussolini che non aveva alcuna intenzione di perdere, nonostante gareggiasse contro un pilota professionista lungo delle strade ben conosciute da Ferrari.

Mussolini in Alfa Romeo
Mussolini ed un’Alfa Romeo da gara (fonte: Wikipedia)

Tra i due litiganti, Boratto se la vide brutta (e richiamò Enzo Ferrari)

Tecnicamente l’autista ufficiale di Mussolini in quel frangente era il pilota Ercole Boratto. Nella realtà dei fatti venne relegato al ruolo di passeggero, poichè il Duce aveva tutta l’intenzione di divertirsi guidando egli stesso l’auto. Boratto però non se la passò esattamente bene: a causa della pioggia ed alla strenua fatica che Mussolini faceva nello stare in scia ad Enzo Ferrari, il rischio di finire in un fosso (o peggio ancora) era palese ad ogni curva. Insomma il pilota vide più volte la morte con i suoi occhi, ma fortunatamente tutto filò liscio. I due arrivarono a destinazione sani e salvi ma…con ben 30 minuti di distacco, questo il tempo che Enzo Ferrari rifilò a Mussolini.

La seconda parte del viaggio fu però molto più tranquilla. Il pilota Boratto, infatti, si avvicinò a Ferrari per spiegargli che non era esattamente il caso di continuare a gareggiare in quel modo. Fermo restando che sarebbe potuta finire male per Ferrari, magari anche incarcerato per volere del Duce, il passeggero di Mussolini disse al collega “vedi che io a casa ho famiglia“, conscio che la guida assunta dal Duce pur di provare a stare attaccato al futuro Drake fosse tutto fuorchè sicura.

La bugia del Duce

Proprio all’arrivo al punto della pausa pranzo il Duce si rivelò essere molto tranquillo, cosa strana considerando che non accettava molto bene questo genere di sconfitte. Si complimentò con Enzo Ferrari per la guida e accettò sportivamente l’evidenza dei fatti, dichiarando di aver imparato molto da quella esperienza.

La realtà è però un’altra e Boratto la svelò tempo dopo. Mussolini aveva provato in tutti i modi a stare dietro a Ferrari. Aveva una guida sporca, lanciandosi nelle curve come un matto, con la pioggia che peggiorava ancora di più un quadro già di per sè nero. Il suo nervosismo era palpabile quando lanciato all’inseguimento, seppur successivamente dissimulò tutto.

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