Miti e leggende del mondo delle corse
Tutto sommato il mondo delle corse accoglie da sempre miti e leggende. Non si tratta di personaggi particolari, ma proprio di storie – vere o mai del tutto confermate – che aleggiano nell’aria permeata da benzina 100 ottani ed oltre. Come non menzionare allora una delle gare più famose al mondo come la 24 ore di Le Mans? Impensabile non ci possano essere storielle interessanti da raccontare in merito (ne abbiamo parlato anche con questo articolo: Mazda 787B: l’auto con Wankel che vinse la 24 ore di Le Mans). Tanta fama, tanta curiosità, quindi occhi puntati sull’auto con equipaggio Hamilton – Rolt della 24 ore di Le Mans del 1953.
Disguidi di gara penalizzano Hamilton – Rolt alla Le Mans
Tutto nasce da un errore commesso nel corso delle qualifiche: l’equipaggio formato da Duncan Hamilton e Tony Rolt, a bordo di una Jaguar C-Type, scende in pista con il numero 18. Peccato che nel corso di quel 1953 anche un’altra Jaguar C-Type prese parte alle qualifiche con lo stesso numero. Ne risultò una squalifica per entrambi gli equipaggi. Il duo Hamilton-Rolt non prese molto bene la notizia, che li portò a girovagare per bar e locali del centro con l’intento di ubriacarsi. Ci riuscirono. Peccato che, dopo aver convinto la direzione gara e pagato una multa, il patron della scuderia riuscì a far riammettere l’auto in gara. I due piloti vennero presi di forza, ubriachi fradici, e sbattuti in pista.



Correre alla 24 ore di Le Mans da…sbronzo
Duncan Hamilton era ancora sbronzo quando prese parte alla 24 ore di Le Mans. Il suo team, per ovviare ai problemi dati dalla sbornia, ad ogni stop dell’auto gli faceva bere ingenti quantitativi di caffè. Questo serviva per mantenere sveglio e lucido il pilota, ma visto che il troppo storpia ci fu un indesiderato effetto collaterale: l’assunzione di troppa caffeina portò Hamilton a soffrire di spasmi. Gli era impossibile mantenere l’auto in carreggiata, perché non riusciva a comandare questo stress muscolare.
Da cosa nasce cosa ed al muretto trovarono una soluzione tampone al problema. Dal manifestarsi degli spasmi in poi, ad ogni stop dell’auto, piuttosto che caffè veniva dato al pilota del…brandy. Ebbene sì, Duncan Hamilton corse la restante parte di gara (nuovamente) da sbronzo. Questo non lo fermò dal vincere l’ardua competizione e, addirittura, dal far segnare un record di percorrenza nel corso delle 24 ore, dato che vennero superati i 4.000 km totali. Duncan Hamilton e Tony Rolt entrarono nella leggenda con i 4.096 km percorsi, anche se dalla scuderia non venne mai confermata la versione dei fatti. Semplice leggenda? Ad oggi non è dato saperlo, ma in effetti in ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità…
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