Correva l’anno 1991…
La 24 Ore di Le Mans è una delle gare più famose e difficili al mondo. Stress assurdi per piloti, auto, team manager, meccanici e chi più ne ha più ne metta. Se già questo basta a spaventare innumerevoli team, figuriamoci una squadra decisa a presentare auto con motore rotativo Wankel. Si tratta della Mazdaspeed, la divisione corse di Mazda, che nel 1991 schierò ben 3 Mazda 787B alla partenza della gara più dura al mondo. Una squadra che aveva le carte in regola per regalare grandi emozioni.
Piloti di Formula 1 ed un ultimo tentativo spinsero la Mazda 787B


In realtà il 1991 era l’ultimo anno di partecipazione di un’auto con motore rotativo, poichè dall’anno successivo il regolamento avrebbe scartato questi propulsori. Per il team Mazdaspeed era fondamentale portare i nodi al pettine dopo 10 anni di duro lavoro, durante i quali avevano affinato auto, motore e team per cercare la vittoria. Tutto sembrava allinearsi: da un lato Takayoshi Ohashi – team manager – riuscì ad evitare l’aggiunta della zavorra sulle 787B presenti, dall’altro i piloti della vettura numero 55 erano una sorta di trio delle meraviglie. A darsi il cambio durante le 24 ore di gara ci pensarono infatti Johnny Herbert, Volker Weidler e Bertrand Gachot, tutti promettenti piloti di Formula 1.
Herbert volò fino al traguardo con la Mazda 787B


Una gara senza particolari colpi di scena, questo fu la 24 Ore di Le Mans del 1991. La Mazda 787B numero 55 partì molto bene fin dall’inizio e mantenne le prime posizioni fino alla fine della gara, quando a poche ore dalla fine la Mercedes-Benz in testa si ritirò e le concesse il primo posto piuttosto che il secondo. Fu Johnny Herbert a tagliare il traguardo con la sua rombante Mazda dall’iconica livrea arancione e verde. O meglio quella che sarebbe diventata da lì in avanti una livrea iconica: ogni appassionato di auto ne ha sentito parlare almeno una volta e l’ha potuta apprezzare in foto o, per i più fortunati, dal vivo. Ma l’impresa del team assume dei contorni ancora più bizzarri se consideriamo la condizione di Herbert.
Herbert concluse la gara, ma finì in infermeria


Johnny Herbert fu un eroe per il team Mazdaspeed. Gli venne chiesto di stringere i denti a poche ore dalla fine e di allungare il suo stint fino a portare l’auto al traguardo. Il team manager non aveva intenzione di rischiare un ulteriore stop della Mazda 787B. In queste situazioni nelle quali il confine tra lucidità e pazzia è molto labile Herbert concluse la sua gara solo grazie all’adrenalina, a dimostrazione di quanto il corpo umano sia una “macchina perfetta” e del valore intrinseco di piloti del suo calibro. Il pilota era disidratato, stanco e incapace quasi di rispondere agli stimoli, ma con un robot continuò la sua crociata. Tenne duro e tagliò il traguardo, per poi collassare pochi minuti dopo. Non aveva dormito per tutto il weekend e fu un mix di agitazione, adrenalina, nervosismo ed eccitazione a mantenerlo attivo fino alla fine del suo compito. Purtroppo non salì sul podio durante la premiazione, poichè era in infermeria.
I numeri della Mazda 787B alla 24 Ore di Le Mans
Parliamo un po’ di numeri, che piacciono tanto a chi legge le nostre curiosità (a proposito, ricordate che le trovate tutte raggruppate qui: https://test-driver.it/category/curiosita/). La Mazda 787B partì 12esima in griglia ma concluse la gara in prima posizione, con una velocità media nel corso della competizione di 205,333 km/h. Il peso dell’auto con motore Wankel era di 170 kg inferiore rispetto le vetture standard – fermava l’ago della bilancia a 830 kg – ed è per questo che la discriminante di non aver avuto la zavorra è stata fondamentale per l’esito della competizione. Ricordiamo, in ultimo, che il limite di consumo imposto per la competizione era di 1,9 l / km e la 787B rientrò in questo parametro.
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