Citroën Méhari: un nome, una leggenda

Era il 1968 quando la prima Citroën Méhari vide la luce. Anni importanti, durante i quali il senso di libertà era spinto e con esso anche la voglia di esplorare. La firma francese del doppio chevron sfornò un’auto figlia di questa ispirazione, che spingeva l’animo intrinsecamente verso l’avventura. Con una carrozzeria costruita in ABS ed un peso relativamente piuma è entrata nell’immaginario collettivo come la spiaggina per eccellenza, seppur sia stata oggetto di avventure ben più estreme che l’hanno vista impegnata in teatri di guida complessi e variegati. I nomi delle tinte della sua carrozzeria portano ancora questa eredità.

Il senso di libertà della Mehari
La grande versatilità era il punto di forza della Citroen Mehari

Nomi e garanzie di avventura

La piccola Citroën Méhari ha percorso molti dei deserti che sono presenti sul nostro pianeta, affrontati nel corso di raid impegnativi e stressanti. D’altronde la sua stessa concezione l’ha prevista come un’auto dalla struttura base di una cabriolet a due porte con due o quattro sedili e capace di avere un piano di carico posteriore quando i sedili dei passeggeri non erano in posizione. Parola d’ordine flessibilità insomma, fattore chiave quando si parte per delle spedizioni non esattamente cittadine. Ed a proposito delle sopracitate avventure, le tinte carrozzeria hanno proprio i nomi dei deserti che la Citroën Méhari ha percorso nel tempo: Rouge Hopi, Vert Tibesti, Vert Montana, Orange Kirghiz, Beige Kalahari, Beige Hoggar, Jaune Atacama.

Non solo impieghi civili per la Citroën Méhari

La grande leggerezza, unita ad una versione con trazione 4×4, hanno reso la Méhari idonea anche per impieghi militari. L’esercito francese l’acquistò anche in versione paracadutabile, per essere direttamente “inserita” come ausilio in contesti difficoltosi. Ma allo stesso modo servì da “ambulanza veloce” nel corso della Parigi-Dakar del 1980. Il segreto era la trazione che arrivava anche al posteriore grazie ad un albero collegato al cambio, che muoveva il differenziale. Il 4×4 poteva quindi essere inserito o disinserito a richiesta del conducente grazie ad una leva aggiuntiva, di fianco al cambio a 4 marce.

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