Mi trovo a parlare nuovamente di BYD, dopo l’evento di lancio italiano che mi ha portato a Milano per provare sia la Seal (della quale vi parlo in modo completo qui: Prima prova su strada BYD Seal: la berlina con la Model 3 nel mirino) che della più piccola Dolphin. Proprio la prova su strada di questa BYD Dolphin, sempre in formato di primo contatto, ha messo in evidenza il livello di competenza della firma cinese, che seppur sia entrata da poco nel mercato italiano ha un programma di espansione notevole.
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Dimensioni della compatta cinese elettrica


BYD Dolphin è ufficialmente un crossover di segmento C, naturalmente elettrico come tutta la produzione di Build Your Dreams (questo, vi ricordo, è il significato dell’acronimo BYD). La sua lunghezza di 4.29 metri lo rende perfettamente idoneo ad una grande varietà di utilizzi, perchè non crea eccessivi problemi nella ricerca di parcheggio in città, ma allo stesso tempo è valido anche per gite fuori porta. Peccato solo per il bagagliaio da 345 litri, che forse avrebbe potuto sfruttare maggiormente il fondo del baule. Si tratta di un volume leggermente inferiore alla media, soprattutto perchè lo spazio in auto non è mai abbastanza!
BYD ed il design ispirato all’oceano
Non è ormai un segreto che un intero filone di design di BYD sia legato a doppio giro all’oceano. La fluidità dell’acqua, le forme sinuose ma allo stesso tempo anche il concetto di salvaguardia ambientale. BYD Dolphin sulla quale ho fatto la prova non può non essere un chiaro esponente di questa corrente, se non altro perchè vi ricordo che in italiano letteralmente quest’auto si chiama “Delfino“.


Sì alle linee affusolate, sì all’aerodinamica curata come tutte le auto elettriche, sì al cerchi tri-color in parte chiusi, ma ammetto di aver diviso stilisticamente quest’auto in due metà. L’anteriore, che poi con il doppio colore – volendo è di serie – ha il cofano di un colore del tutto diverso dal paraurti, ha una linea forse più vicina ai gusti asiatici che a quelli europei. Non tanto per la calandra chiusa, a quella siamo ormai abituati con tante auto elettriche, quanto forse per i fari. Gruppi ottici singoli ma con grandi luci di posizioni sdoppiate, che illuminano di bianco l’auto per tutta la sua larghezza. L’unica apertura in tutto il blocco frontale è in basso, giusto per far arrivare un minimo d’aria al radiatore.


Guardando il posteriore invece cambia tutto. La presenza della BYD Dolphin prova che i cinesi riescono a tira fuori delle linee accattivanti. Tutto ruota attorno alle luci, perchè quelle sono il tratto più evidente. Anche qui le posizioni corrono da lato a lato in una grande striscia rossa, ma agli angoli crea intrecci che ricordano anchele increspature delle onde. D’effetto, molto, soprattutto perchè è un gioco di forme quasi inedito sul mercato. Poi il fascione nero che le ingloba spezza di netto con la carrozzeria ed il lunotto alto e piccolo, che rende necessarie le telecamere di parcheggio.
Prova interni BYD Dolphin
Partiamo da un presupposto: le auto elettriche hanno più spazio delle omologhe termiche. Un dato di fatto al quale tendenzialmente non si può scappare. Questo perchè l’assenza di trasmissione e scarico, tanto per dirne un paio, aiuta anche solo ad avere un tunnel posteriore piatto. Di questo ringrazia in assoluto il passeggero posteriore centrale, che può vivere una vita a bordo non più sacrificata. La BYD Dolphin è infatti omologata per cinque posti e tutti e cinque i passeggeri non se la cavano male a prova di quanto ho affermato qualche rigo più sopra.


Curioso il fatto che il tunnel centrale della Dolphin sia molto spoglio. Praticamente solo tre tasti, niente di più. Ma in compenso tanti, tantissimi portaoggetti. Sono circa 20 quelli pensati a bordo, a partire da un ripiano subito sotto al display infotainment fino ad un vero e proprio vano sotto al tunnel centrale, che infatti sembra essere quasi sospeso. I designer hanno pensato giusto di piazzarci due prese USB-C, ma sempre vicino un ulteriore pozzetto. Tutti i tasti, invece, sono in alto sulla plancia, selettore del cambio compreso. Ha senso questa disposizione poichè non chiede magari di abbassare lo sguardo per raggiungere dei comandi, mentre la mano destra è sempre vicina al selettore quando impugna il volante.
Elettronica degna di nota
Da buona rappresentante di BYD anche la Dolphin non si fa assolutamente parlare dietro in fatto di elettronica. Dietro al volante il display è da “soli” 5 pollici, esattamente lo stesso che ho visto quando ho provato la BYD Atto 3 (trovi la prova qui: Prova BYD Atto 3 in anteprima: SUV elettrico cinese con lo schermo rotante) e che si muove assieme al volante quando lo regolate. In Europa tutto sommato non credo siamo già abituati a questo genere di display strumentazioni piccoli, tendiamo ad essere molto affezionati ad un pannello strumenti grande perchè è anche un legame con i tradizionali quadranti a lancetta, ma questo non significa che non sia valido. Le informazioni di guida sono compresse e, d’altronde, per essere pronti e coscienti alla guida i dati da sapere non sono troppi.


Per tutto il resto dei comandi dell’auto, davvero dalla A alla Z, c’è l’infotainment da 12,8 pollici al centro della plancia. Che nemmeno a dirlo ruota, come già visto su altre proposte di BYD. Il fattore di forma è piuttosto allungato, con il risultato che in orizzontale il display è molto largo, mentre quando si decide di orientarlo in verticale diventa stretto ed alto. Attenzione se avete degli oggetti sulla mensola della plancia, perchè se sono spessi potrebbero ostacolare la rotazione del display quando lo impostiamo in verticale.
Di elettronica in elettronica come non specificare che Dolphin porta con sè la stessa suite di sistemi ADAS delle altre sorelle? In pratica prende vita la guida autonoma di livello 2. E se non sai cosa siano questi fantomatici ADAS, abbiamo un articolo apposta per spiegarli: Sistemi ADAS: cosa significano le sigle e come funzionano?.
Prima prova su strada di BYD Dolphin
Partiamo con il dire che le opzioni di motorizzazione e batteria, al momento, non sono tante. O meglio è una sola, in attesa di altre proposte che arriveranno nel corso del 2024. BYD Dolphin si può scegliere solo come quella che ho avuto in prova, cioè con motore singolo anteriore da 204 cavalli e 310 Nm di coppia massima. Pensate un po’, 204 cavalli su un segmento di auto che fino a qualche anno fa cercava di vivere in una media dei 130 cavalli con motori termici. Questo spiega ancora una volta come le motorizzazioni elettriche possano essere soddisfacenti, ma soprattutto che ci si possano tirar fuori cavalli in modo relativamente semplice. Tanto non servono dei V8 per realizzare queste cavallerie.


A conti fatti allora BYD Dolphin si guida molto bene per la città. D’altronde l’ho provata nel bel mezzo del traffico di Milano, dove mi sono sorbito anche un suono AVAS piuttosto insistente. L’AVAS serve per rendere percepibile l’auto elettrica ai pedoni, quindi è una musichetta che è perennemente attiva al di sotto dei 30 km/h, dopo i quali scompare magicamente. Ma nel traffico e costantemente sotto la soglia di velocità impostata è davvero pressante, devo ammetterlo.
In compenso la comodità sul pavè è decisamente di alto livello, al punto che non mi è parso di ricordare un’auto diretta rivale che avesse un comfort simile sul basolato. Le sospensioni creano un cuscinetto d’aria e si isola tutto l’abitacolo, anche passando sui binari del tram. Il tutto isolando dall’esterno anche in fatto di rumore.
Dinamica di guida nella media, ma…


Da un’auto del genere ci si aspetta una dinamica di guida confortevole, nonostante la potenza elevata. Potenza che poi porta a far slittare le ruote anteriori in accelerazione se non si dosa bene l’acceleratore, al punto che il controllo di trazione deve intervenire. Il pedale acceleratore non è infatti particolarmente filtrato, quindi spinge fin da subito. Non voglio nemmeno criticare il fatto che con movimenti veloci del volante si sente l’asse posteriore che segue un po’ in ritardo l’anteriore, che invece è ben direzionabile. Se non altro perchè, torno sul discorso, non è un’auto pensata per questo.
C’è un però, ed è proprio il volante. O meglio la sensazione del volante. Risulta filtrato, perchè anche ad un cambio di fondo stradale è sempre liscio e morbido sotto le dita. Poi ha un minimo di punto morto esattamente al centro. In compenso il raggio di sterzata non è affatto male e quindi è un bonus per le manovre in città. Chiudo poi con il dire che da buona auto elettrica ha la frenata rigenerativa, ma regolabile solo su due livelli e grazie alla pressione di un tasto: o normale o “potente”.
Batteria e autonomia della BYD Dolphin in prova


Come ho accennato in precedenza, l’opzione del taglio di batteria per BYD Dolphin è solo uno: 60.4 kWh. La batteria permette di raggiungere un’autonomia dichiarata WLTP di 427 km, che data la tipologia di auto non è affatto malvagia e permette non solo di svincolarsi da una possibile ricarica quotidiana, ma anche di lanciarsi in gite fuoriporta con una sola carica. Un’ulteriore prova di forza non solo per BYD Dolphin per più in generale per tutto il brand, che continua nell’utilizzo di una batteria sviluppata in casa detta “blade”. Questa batteria LFP (litio-ferro-fosfato) resiste anche alla prova di penetrazione delle celle, dopo la quale queste non rilasciano fumo e non si incendiano, ma raggiungono al più una temperatura di 60°C.
Sul fronte ricarica invece doppia la possibilità. Da un lato la ricarica in AC supporta una potenza massima di 11 kW, dall’altro la ricarica in DC arriva a quota 88 kW. In entrambi i casi non sono il top, c’è chi fa meglio sul mercato, ma con una batteria leggermente più piccola viene compensato il gap. In ogni caso ricarica velocemente, a prescindere da tutto.
Prezzo e conclusioni
Certo la prova di primo contatto con BYD Dolphin ha lasciato assaggiare quanto la firma cinese abbia intenzioni serie per il mercato europeo. I prodotti presentati sono sempre più performanti e inclini ai segmenti nostrani. In quanto a prezzo poi si parte da 35.490 euro per portare a casa questa Dolphin.


















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